Nutrizionista Milano Matera
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Le bevande gassate: meglio non esagerare!

La bibita è un tipo di bevanda analcolica a base di acqua naturale o acqua gassata con carbonato di sodio (volgarmente: soda) e quasi sempre addizionata ad aromi e sostanze dolci  (zucchero oppure dolcificanti o fruttosio). Tali bevande gassate possono contenere anche caffeina e taurina (in particolare i cosiddetti energy drink).

Le bevande gassate anche a dosi ridotte (1 o 2 al giorno), possono provocare gravi problemi di salute, tra cui:

  • Asma, eczema o orticaria: la soda contiene alcuni additivi come il benzoato di sodio (sigla E211) che blocca il potassio e favorisce le crisi in persone predisposte all’asma, all’eczema, e orticaria. Tale sostanza ha effetti nocivi per fegato, DNA, cervello e potrebbe essere chiamato in causa per la malattia di Parkinson e per lo shock anafilattico.

  • Problemi alle gengive e ai denti: la soda ha un doppio effetto sullo smalto dei denti (zuccheri+acidi), consumandolo e aumentando il rischio di carie.
  • Problemi renali: La soda contiene acido fosforico che è dannoso per i reni, in quanto favorisce i calcoli renali.
  • Problemi cardiaci: le bevande gassate sono ricche di zuccheri, tra cui il fruttosio che aggiunto in grandi quantità (30-37 grammi per lattina) favorisce le crisi cardiache, la sindrome metabolica, il diabete e altri disturbi del metabolismo.
  • Problemi di osteoporosi: l’acido fosforico impedisce al calcio di fissarsi sull’osso e causa osteoporosi.
  • Fame chimica: le bevande gassate hanno un indice glicemico molto elevato che provoca picchi glicemici elevatissimi a cui seguono ipoglicemie altrettanto elevate insieme a fame chimica e aumento di peso.
  • Stress: le bevande gassate contengono caffeina, comprese le bevande energizzanti, che aggrediscono i neuroni e favoriscono lo stress e le crisi di angoscia nei soggetti sensibili che, per cercare di superarle, mangiano e quindi ingrassano.
  • Diabete: i bevitori abituali di bevande gassate hanno un rischio di diabete più elevato del 80% rispetto alle persone che non ne consumano.